Centro Studi Felice Romani

Il Castello di Villafranca

Il castello di Villafranca, arroccato su di un contrafforte a picco sul mare, venne costruito dalla Repubblica di Genova per scopi difensivi e subì periodici danneggiamenti nel corso delle lotte contro i Malaspina.

Rinsaldato ed ampliato verso la metà del Cinquecento, fu nell’ Ottocento proprietà della famiglia di Felice Romani e successivamente del senatore Luigi Burgo che ne fece una splendida abitazione museo.

Quasi completamente distrutto durante l’ultima guerra, il castello fu acquistato dal Comune di Moneglia e, grazie ai fondi CEE, è stato sottoposto nel 1988 a restauro conservativo e restituito a nuova vita.

Circondato da un piccolo parco ricco di essenze mediterranee, è oggi sede del Centro Studi Felice Romani che si occupa della raccolta di manoscritti, libri, cimeli inerenti la vita e l’opera del più importante librettista dell’ Ottocento musicale italiano ed europeo, oltre a promuovere iniziative che ne incentivino la conoscenza e la ricerca.

Chi era Felice Romani?

Felice Romani (Genova, 31/01/1788 – Moneglia, 28/01/1865) è stato un librettista, poeta e critico musicale italiano fra i più noti del suo tempo. A lui si devono circa un centinaio di libretti, scritti per i massimi operisti italiani della prima metà dell’Ottocento.
Primo di dodici fratelli, Felice Romani nasce a Genova da una famiglia benestante che, a causa di vari dissesti finanziari, si trasferisce a Moneglia dove aveva vincoli affettivi ed importanti possedimenti

Iniziati gli studi di Giurisprudenza a Pisa, abbandona presto l’indirizzo scelto per iscriversi a Lettere all’Università degli Studi di Genova dove ha come maestro il grecista G. Solari. Conseguita la laurea insegna come supplente incaricato dalla stessa Università ma, in seguito, non accetterà la nomina alla cattedra per dissensi nella rimozione dello stesso Solari dall’incarico.

Nel 1813, al ritorno da un lungo viaggio in Europa, debutta a Genova come librettista con La Rosa Bianca e la Rosa Rossa per la musica di Simone Mayr. In seguito al grande successo ottenuto con Medea a Corinto scritta sempre per Mayr, viene ingaggiato dall’allora impresario della Scala di Milano Benedetto Ricci, per la produzione di sei libretti nuovi all’anno. Lavorerà alla Scala come librettista per oltre 20 anni.

Si trasferisce nel 1813 a Milano, pur continuando a rimanere legato all’ambiente culturale genovese e a scrivere sulla “Gazzetta di Genova”, dove esordì come poeta.

Giovanni Migliara, pittore di corte, lo ritrasse nel 1828 in barca nelle acque di Moneglia antistanti il Castello di Villafranca in compagnia di Vincenzo Bellini, con il quale il Romani lavorò nel giardino della sua casa monegliese alla stesura della Norma. La sua collaborazione artistica con il musicista catanese fu insuperata per la perfetta fusione tra parole e musica.

A partire dal 1834 fu direttore della “Gazzetta Ufficiale Piemontese”, curandovi in particolare una rubrica di critica letteraria.

La sua fama è legata alle più importanti opere del melodramma ottocentesco, scritte in collaborazione con i maggiori compositori del tempo. A lui si devono, tra gli altri, i libretti di Sonnambula, Norma, Capuleti e Montecchi, Beatrice di Tenda, scritti per Vincenzo Bellini, Anna Bolena ed Elisir d’amore, scritti per Donizetti.

Soggiornò a lungo a Moneglia, dove ospitò anche Ugo Foscolo, e qui morì nel 1865.